Le reti sociali



Il termine rete indica in genere un insieme di punti che sono collegati tra loro da linee.
Il concetto di rete in ambito sociale si riferisce all'insieme di relazioni che intercorrono tra le persone.
I nodi rappresentano le persone, i gruppi e le organizzazioni, mentre le linee costituiscono l'insieme di relazioni.

Un importate contributo riguardo all'analisi dei reticoli sociali è stato fornito dalla network analysis.
Questa prospettiva teorica ha elaborato delle tecniche di ricerca empirica e permette di esaminare la morfologia e gli aspetti quantitativi dei legami oggetto di studio.
La network analysis consente inoltre di svolgere una descrizione delle caratteristiche strutturali delle reti sociali; quali l'ampiezza, la densità, la direzione e la distanza.

La rete sociale può essere espressa secondo due diverse modalità: acentrata ed egocentrata.
La rete acentrata è priva di centro.
Questa tipologia di reticolo non è gerarchica, ciascun punto equivale all'altro per importanza e i collegamenti possono avvenire anche per lontane connessioni.
La rete egocentrata invece viene strutturata ponendo al centro una persona da cui si articolano le sue relazioni.
La rete sociale rappresenta in questo caso l'insieme delle persone che hanno una relazione con ego.
La rete egocentrata ricopre un ruolo rilevante in ambito psicologico poiché offre l'immagine di un soggetto inserito in una trama di relazioni.
Tale tipologia di reticolo evidenzia inoltre che ego sia un soggetto attivo.
La sua rete sociale infatti è costituita in parte dalle relazioni che la persona acquisisce alla nascita, mentre l'altra parte viene costruita dal soggetto nel corso della sua vita.

Vi sono numerosi elementi che permettono di descrivere un reticolo sociale egocentrato e diversi modelli che consentono di rappresentarlo graficamente.
È possibile descrivere una rete egocentrata a partire da alcuni elementi che le accomunano.
Una rete di tipo egocentrato è costituita dalla rete primaria, dalla rete secondaria formale e dalla rete secondaria informale.
La rete primaria o naturale è costituita dall'insieme delle persone che fanno parte della famiglia di ego, dai suoi amici, dai vicini di casa e dai colleghi di lavoro.
La rete primaria interagisce con le reti secondarie formali ed informali.
La rete secondaria formale include le istituzioni e le organizzazioni che forniscono servizi agli individui.
Tali rapporti sono di tipo asimmetrico e di natura professionale.
La rete secondaria informale comprende le associazioni e le organizzazioni di volontariato che sopperiscono a determinati bisogni della comunità.

La struttura di una rete egocentrata viene in genere rappresentata graficamente con cerchi concentrici di relazioni denominati zone.
Nel cerchio più piccolo si colloca ego; ovvero l'elemento centrale della rete da cui si sviluppano le linee di relazione.
Le relazioni sono strutturate in genere in cinque distinte zone in base alle prerogative che le caratterizzano.
Quanto più le zone sono prossimali ad ego tanto maggiori saranno intimità, importanza e tempo trascorso con le persone che ne fanno parte.
La prima zona include la famiglia nucleare.
Le relazioni con le persone che fanno parte della prima zona sono intime e di tipo non strumentale, presentano un elevato livello di scambi affettivi e sono caratterizzate da contatti regolari.
Nella seconda zona troviamo gli amici più cari e può includere parenti, colleghi e i vicini di casa con cui ego abbia un buon livello di interazioni affettive e supportive.
La prima e la seconda zona vengono definite “the intimate social network” e sono correlate a variabili legate alla salute mentale di ego.
La terza zona riveste un ruolo importante per ego per quanto concerne il reperimento delle risorse.
Le relazioni in questa zona non presentano un elevato livello di intimità e i contatti sono meno regolari.
La quarta zona include i contatti strategicamente importanti e utili in determinate situazioni; come ad esempio medici, professionisti e vicini di casa.
Infine nella quinta zona zona vi sono le persone conosciute casualmente od operatori di servizi a cui ego ricorre in caso di necessità.
La quarta e la quinta zona includono le persone che si relazionano con ego solo riguardo a specifici bisogni. 


Per la foto si ringrazia: Jun.

Continua a leggere...

La definizione di oggettivazione sessuale



L'oggettivazione è un processo che si verifica quando una persona considera e/o tratta un'altra persona alla stregua di un oggetto.
L'oggettivazione sessuale può essere intesa come un aspetto specifico di un fenomeno più ampio.
Il filosofo tedesco Immanuel Kant è stato il primo studioso ad utilizzare l'espressione oggettivazione sessuale nel suo testo del 1785 “Fondazione della metafisica dei costumi”.
Secondo Kant l'oggettivazione sessuale ha luogo quando una persona non viene considerata come un fine in se ma come un mezzo finalizzato al soddisfacimento del piacere sessuale altrui.
L'oggettivazione sessuale determina lo svilimento e la negazione dell'umanità della persona oggettivata.
Il passaggio di una persona da soggetto a oggetto causa conseguentemente la perdita della sua dignità e del riconoscimento della propria autonomia e soggettività.


Sono state elaborate diverse teorie al fine di spiegare e comprendere il fenomeno dell'oggettivazione sessuale.
Uno dei contributi più rilevanti in merito alla definizione di oggettivazione sessuale è stato proposto dalla filosofa americana Sandra Bartky nel testo “Femininity and domination studies in the phenomenology of oppression” del 1990.
Secondo Bartky l'oggettivazione sessuale avviene quando le parti sessuali del corpo o le sue funzioni sessuali vengono separate in modo artificiale dal resto della persona, ridotte ad uno strumento e in grado di rappresentare un individuo nella sua interezza.

La filosofa statunitense Martha Nussbaum ha proposto una sistematizzazione del concetto di oggettivazione sessuale che individua sette distinte dimensioni:
- la strumentalità: una persona viene percepita come uno strumento utile al raggiungimento dei propri fini;
- la negazione dell'autonomia: il soggetto viene trattato come se non avesse autonomia e capacità di autodeterminazione;
- l'inerzia: chi oggettiva si rapporta all'altro come se fosse privo di agentività;
- la fungibilità: l'individuo viene visto come se fosse interscambiabile con gli oggetti dello stesso tipo o con altri oggetti;
- la violabilità: la persona viene percepita come se fosse priva di integrità e fosse qualcosa che può essere fatto a pezzi;
- la proprietà: il soggetto oggettivato viene trattato come se fosse una proprietà e fosse possibile acquistarlo o venderlo;
- la negazione della soggettività: l'individuo viene considerato come se fosse privo di sentimenti ed esperienze proprie.
La prerogativa che maggiormente distingue una persona da un oggetto è l'autonomia.
Negando l'autonomia vengono negate conseguentemente anche le altre dimensioni individuate da Martha Nussbaum.
Secondo la studiosa la dimensione più problematica tra quelle evidenziate è la strumentalità.
La strumentalità infatti è la negazione di un aspetto fondamentale dell'umanità; ovvero l'essere un fine di per se e non un mezzo.

Rae Langton è una filosofa indiana che ha contribuito a sviluppare la sistematizzazione dell'oggettivazione sessuale elaborata da Martha Nussbaum.
Langton integra le sette dimensioni individuate dalla filosofa americana con altre tre componenti: la riduzione al corpo, la riduzione all'aspetto e il silenziamento.
La riduzione al corpo determina lo sminuire di una persona nel complesso al suo corpo o a delle parti di esso, identificandola con questi.
Nella riduzione all'aspetto la considerazione di un soggetto dipende principalmente da come appare.
Con il silenziamento la persona oggettivata viene percepita come silente e incapace di parlare.
La capacità di parlare è distintiva delle persone, trattare un individuo come se non fosse in grado di esprimersi significa negare la sua umanità.

La filosofa greca Evangelia Papadaki ha evidenziato due aspetti inerenti al modo in cui l'oggettivazione sessuale può manifestarsi: l'intenzionalità e la non intenzionalità.
L'oggettivazione intenzionale si verifica quando chi oggettiva presenta l'intenzione di negare l'umanità della persona oggettivata e la attua in modo deliberato.
L'oggettivazione non intenzionale ha luogo nel caso in cui la persona che oggettiva non ha l'intenzione di negare l'umanità di chi viene oggettivato.
L'apporto offerto da Papadaki in merito alla dinamica con cui si svolge l'oggettivazione sessuale è interessante perché a differenza degli autori citati in precedenza, che ritengono che il processo di oggettivazione sia sempre intenzionale, indica che tale processo può accadere anche in modo non intenzionale.
L'oggettivazione non intenzionale è molto più frequente di quanto si possa pensare ed è anche più insidiosa perché meno evidente.


Per la foto si ringrazia: Tammy Manet.

Continua a leggere...

La definizione di empowerment



L'empowerment è un processo attraverso il quale un soggetto che si trova in una condizione di svantaggio ed emarginazione riesce ad emanciparsi da una situazione caratterizzata da limitate opportunità.
Ciò avviene attraverso lo sviluppo di capacità che danno accesso ad opportunità prima considerate impensate, che consentono di acquisire un sentimento di realistico controllo sugli eventi.


Il concetto di empowerment proviene dagli studi di politologia che hanno analizzato gruppi e movimenti statunitensi impegnati tra gli anni '50 e '60 nell'attivismo su temi sociali quali la guerra in Vietnam, l'emancipazione della donna e l'acquisizione dei diritti civili da parte della popolazione di colore.
Lo studioso che ha introdotto questo termine nell'ambito della Psicologia di comunità è stato lo psicologo americano Julian Rappaport nel 1981.

L'ottica di Julian Rappaport rappresenta un elemento di rottura riguardo al setting psicologico e al processo di empowerment ed è innovativa sotto diversi punti di vista.
Rappaport concentra la sua attenzione sulle risorse e sulle qualità positive di un individuo.
Creare una condizione di empowerment per lo studioso statunitense significa “identificare, facilitare, creare contesti in cui i soggetti altrove isolati e senza voce, per vari motivi marginali, ed anche organizzazioni e comunità, riescano a trovare voce, ad ottenere riconoscimento e possibilità di influenza sulle decisioni che riguardano la propria vita. L'empowerment concerne per definizione coloro che sono esclusi dalla maggioranza”.
Secondo lo psicologo svolgere un intervento di empowerment non significa curare qualcosa visto come una malattia ma attivare risorse e competenze, accrescere nei soggetti individuali e collettivi la capacità di utilizzare le proprie abilità ed energie a disposizione in modo da agire sulle situazioni al fine di modificarle.

Le prerogative che caratterizzano una situazione di disempowerment sono l'essere psicologicamente debole, passivo, dipendente e rassegnato.
La persona inoltre ha scarsa fiducia nelle proprie capacità e presenta un locus of control esterno.
Un soggetto disempowered si trova in una condizione di passività appresa, learned helplessness, che determina la percezione che gli eventi siano al di fuori della sua capacità di controllo.
Una persona empowered al contrario presenta i tratti tipici dell'assertività quali l'autonomia, la libertà e il rispetto per se stessi e per gli altri.
Altra peculiarità che caratterizza un soggetto empowered è l'avere fiducia nelle proprie capacità e nel fatto che possano trovare supporto in caso di difficoltà.

Il processo di empowerment è composto da 3 fasi:
- la fase di attribuzione;
- la fase di valutazione;
- la fase di prefigurazione del futuro.
La fase di attribuzione coinvolge i soggetti helpless, che vivono in una condizione di impotenza, al fine di pervenire a comprendere quali siano le cause degli eventi e della condizione di disempowerment.
Le cause vengono distinte in interne, che sono di natura personale, ed esterne, di natura ambientale.
È possibile inoltre distinguere tra fattori permanenti e fattori transitori.
L'analisi delle modalità con cui un soggetto interpreta gli eventi permette di identificare quali sono gli elementi che determinano la condizione di helplessness e che sono da elaborare e da rimuovere.
In seguito occorre superare il ruolo giocato dai pregiudizi al fine di esaminare il contesto reale e poter attivare le energie individuali.
Nel corso della seconda fase del processo di empowerment si effettua una valutazione della self-efficacy.
La self-efficacy è un costrutto identificato da Bandura ed è correlato alla capacità di un soggetto di mobilitare le risorse cognitive e le azioni al fine di soddisfare le aspettative situazionali.
La percezione della propria efficacia è influenzata dalla personalità, dalla motivazione, dal contesto e dal compito in se.
Numerosi studi hanno evidenziato che, a parità di competenze, le persone che ritengono di poter svolgere un compito con successo ottengono risultati migliori rispetto a coloro che ritengono di fallire.
La fase di prefigurazione del futuro costituisce la terza e ultima fase del processo di empowerment.
Questa fase fa riferimento al modo in cui un soggetto immagina e prefigura il proprio futuro.
È stato evidenziato che le immagini mentali delle persone di successo sono positive e ricche di opportunità, mentre quelle di chi fallisce sono negative e costellate da imprevisti e avversità.
Inoltre la visione positiva è correlata ad un incremento di aspettative verso se stessi.
Al contrario una visione negativa porta alla riduzione delle aspettative e alla creazione di difficoltà fantasticate prima ancora che si realizzino.

Per la foto si ringrazia: Judit Klein.

Continua a leggere...

Informare i ragazzi sui cambiamenti climatici influisce anche sull'interesse dei loro genitori su questo tema




Informare i bambini sui cambiamenti climatici incrementa l'interesse anche da parte dei loro genitori riguardo a questa tematica.
Questi sono i risultati emersi dallo studio condotto dai ricercatori della North Caroline State University.
Secondo Danielle Lawson, autrice principale della ricerca e dottoranda alla North Carolina State University, vi sono un ampio numero di studi che evidenziano il fatto che i bambini possono influenzare il comportamento ed il punto di vista dei genitori su temi sociali e ambientali.
Questo, prosegue la ricercatrice, è il primo studio sperimentale che dimostra che informare i bambini sui cambiamenti climatici promuove anche l'interesse da parte dei loro genitori su questa tematica.

La sperimentazione ha coinvolto gli insegnanti di scienze, 238 alunni e 292 dei loro genitori di una scuola media.
Gli studiosi hanno collaborato con gli insegnanti di scienze al fine di includere i cambiamenti climatici nei contenuti del programma scolastico.
Precedentemente allo svolgimento delle lezioni inerenti sui cambiamenti climatici i ricercatori hanno somministrato a tutti i partecipanti alla sperimentazione un questionario per misurare il loro interesse in merito ai cambiamenti climatici.
In seguito i genitori e i ragazzi coinvolti nello studio sono stati suddivisi in due gruppi.

Il gruppo di controllo era composto da 72 studenti e da 93 genitori.
I ragazzi del gruppo di controllo non hanno assistito alle lezioni in cui erano stati inserite informazioni inerenti ai cambiamenti climatici.
Il gruppo sperimentale era composto da 166 alunni e da 199 genitori.
Gli studenti inseriti nel gruppo sperimentale hanno partecipato alle lezioni a cui erano state aggiunte contenuti in merito ai cambiamenti climatici.
Tutti gli studenti e i genitori che hanno preso parte alla sperimentazione hanno risposto nuovamente al questionario al termine delle lezioni a cui avevano assistito gli studenti inseriti nel gruppo sperimentale.

La ricerca ha evidenziato un incremento di interesse sul tema climatico sia da parte del gruppo di controllo che di quello sperimentale.
Il cambiamento è stato molto più pronunciato per gli scolari del gruppo sperimentale, che hanno assistito alle lezioni in cui sono stati inserite informazioni sui cambiamenti climatici, e per i loro genitori.
I questionari sono stati strutturati con punteggi che andavano da - 8, equivalente al non essere interessati per nulla, a + 8, che corrispondeva all'essere molto interessati.
Il punteggio rilevato per i ragazzi inseriti nel gruppo di controllo è aumentato mediamente di 0,72 punti nel secondo questionario rispetto al primo.
I risultati emersi dai test compilati dai genitori inclusi nel gruppo di controllo hanno evidenziato un incremento medio dell'1,37 punti nel secondo sondaggio.
Anche per quanto concerne il gruppo sperimentale nel secondo questionario si è registrato un aumento dell'interesse verso il tema del cambiamento climatico, ma è stato molto più forte rispetto al gruppo di controllo sia per i ragazzi che per i genitori.
L'incremento di punteggio registrato nel secondo questionario per quanto concerne il gruppo sperimentale è in media di 2,78 punti per gli studenti e di 3,89 punti per i genitori.
È interessante notare che l'incremento di punteggio e interesse riscontrato nel secondo questionario è stato maggiore per i genitori rispetto che per gli studenti sia per quanto concerne il gruppo sperimentale che per quello di controllo.

I test hanno inoltre mostrato che i risultati erano più pronunciati per tre gruppi: i genitori conservatori, i padri e i genitori di ragazze.
In media l'incremento di interesse rilevato per i genitori conservatori si è attestato a 4,77 punti, per i padri è stato di 4,31 e per i genitori di ragazze è stato di 4,15 punti.
L'incremento di interesse evidenziato per i genitori conservatori, i padri e i genitori di ragazze del gruppo sperimentale sono molto più alti di quelli di genitori conservatori, padri e genitori di ragazze del gruppo di controllo.
Questi risultati sono particolarmente significativi in quanto i gli uomini e i conservatori sono in genere tra le persone meno interessate in merito al tema dei cambiamenti climatici.
Altro aspetto interessante emerso dallo studio è che sia i genitori progressisti che quelli conservatori inclusi nel gruppo sperimentale al termine dello studio hanno mostrato livelli simili nel cambiamento di interesse verso il tema dei cambiamenti climatici.
La differenza di punteggio nel primo test tra i genitori progressisti e quelli conservatori si attestava a 4,5 punti.
Il divario nel punteggio tra genitori progressisti e conservatori è sceso nel secondo test, in seguito allo svolgimento delle lezioni in cui erano stati inseriti contenuti inerenti ai cambiamenti climatici, ad 1,2 punti.

La ricerca ha evidenziato che i bambini condividono le informazioni che apprendono con i loro genitori.
Ciò avviene soprattutto se ai bambini vengono dati gli strumenti per rendere più semplice la comunicazione e il confronto e i genitori sono disposti ad ascoltare.
Secondo la dottoressa Danielle Lawson “questo studio ci indica che possiamo informare i bambini riguardo ai cambiamenti climatici e che loro sono favorevoli ad imparare. Ciò è importante perché le ricerche mostrano che molti adulti sono contrari ad informarsi sul tema del clima perché entra in contrasto con la loro identità”.


Fonte: Children can foster climate change concern among their parents.

Per la foto si ringrazia: Rusty Clark ~ 100K Photos.

.

Continua a leggere...

Articoli correlati:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...